Forte contestazione alla confisca post mortem applicata dal Trib. di Trapani all’ex patron Valtur
Non ci stanno i legali degli eredi del cavaliere Carmelo PATTI, deceduto nel 2016, ex patron della Valtur e di un miliardario impero economico, che stamani hanno avuto notificato il decreto di confisca del Tribunale di Trapani emesso dopo un complesso procedimento. Si tratta della più importante confisca di prevenzione mai pronunciata.
Ma, si ha l’impressione che la storia, di quella che è considerata una delle più grandi ascese imprenditoriali italiane, debba essere ancora scritta. Il decreto di confisca del Tribunale siciliano investe delicate questioni giuridiche di un istituto, qual quello della confisca nei confronti degli eredi, oggetto di un significativo dibattito dottrinario e giurisprudenziale. Così, non si è fatta attendere la reazione dei legali che in una nota diramata alla stampa, precisano:
“Immediato ricorso in appello ed in ogni altra sede compresa la Corte europea per i diritti dell’uomo, per chiedere l’annullamento del decreto del Tribunale di Trapani”. Lo annunciano in una nota i legali degli eredi di Carmelo Patti, gli avvocati Francesco Bertorotta, l’avvocato e professore Angelo Mangione e l’avvocato Luciano Infelisi. “Il cavaliere Carmelo Patti – affermano i legali – è stato un gran lavoratore che è migrato al Nord Italia, nei primi anni ‘60, costruendo con intelligenza e sacrificio uno dei più importanti gruppi imprenditoriali dell’indotto Fiat, sino ad assumere una dimensione multinazionale che ha dato lavoro e benessere a migliaia di persone. Il cavaliere Carmelo Patti è stato un dei protagonisti del ‘risveglio economico’ italiano”. Prosegue la nota degli avvocati: “il cavaliere Carmelo Patti è deceduto da quasi tre anni ed il giudizio oggi espresso dal Tribunale di Trapani è profondamente ingiusto e giuridicamente errato, anche perché contraddetto da decisioni assolutorie emessi sugli stessi fati da tutti i giudici che si sono occupati di queste vicende. La sua totale estraneità a contesti mafiosi – aggiungono – è stata tra l’altro accertata dalla Procura antimafia di Palermo che fin dal 21 febbraio 2001 ne ha chiesto e ottenuto l’archiviazione e confermata dai più importanti e attendibili collaboratori di giustizia tra cui Giovanni Brusca e Vincenzo Sinacori. Il cavaliere Patti inoltre non è mai stato sottoposto a procedimenti penali per i reati di truffa e bancarotta che, incredibilmente, il tribunale di Trapani ha creduto di ipotizzare dal nulla. Infine – sostiene il collegio difensivo – è stato assolto con ampia formula liberatoria dai reati di evasione fiscale che il Tribunale di Trapani, in aperta contrapposizione con le sentenze passate in giudicato, ha ritenuto di poter porre in essere a fondamento dell’ingiusta decisione”: “Il provvedimento del tribunale di Trapani rappresenta un vero e proprio cortocircuito della giustizia in quanto emesso in violazione di tutti i principi che regolano le misure di prevenzione e si pone in aperto abbandono di quei principi fondamentali ribaditi con forza dalla Corte di Cassazione, dalla Corte Costituzionale e dalla Corte dei diritti dell’uomo”. “Crediamo – concludono i legali – nel nobile valore della giustizia e siamo assolutamente certi che l’Autorità giudiziaria saprà riconoscere la correttezza dell’operato del cavaliere Patti restituendogli, ancorchè post mortem, quell’onorabilità e quella dignità che un provvedimento così ingiusto ed errato ha pensato di potere macchiare”. (AGI) PA8/ROS