Nella “galassia” delle confische, la tutela dei diritti dei terzi creditori, in buona fede, è disciplinata dal codice antimafia e delle misure di prevenzione

Con la sentenza  sentenza 12 giugno 2024, n. 23565, la prima sezione della Cassazione ha risolto la dibattuta questione circa il rapporto tra diritti dei terzi creditori di buona fede e interesse dello Stato ad acquisire i beni confiscati. Le modifiche introdotte dal D.Lgs. 150 del 2022 all’art. 104-bis disp. att. cod. proc. pen., avevano esteso a tutte le ipotesi di confisca l’applicazione delle disposizioni in materia di tutela dei diritti dei terzi recate dall’art. 52 del D.Lgs. 159 del 2011.

Il caso vedeva una società vedere riconosciuta la sua legittimazione, quale creditore di buona fede titolare di diritto reale di garanzia sugli immobili oggetto della confisca disposta con una sentenza di patteggiamento, emessa nei confronti di un imputato di reati di associazione per delinquere, truffa aggravata e falso.

Il G.I.P. dichiarava il non luogo a procedere sull’istanza avanzata dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati, di effettuare l’udienza di verifica dei crediti ed ha riconosciuto che sussisteva in astratto il diritto della ricorrente a partecipare al ricavato della vendita degli immobili suddetti fino alla concorrenza del credito vantato il cui ammontare non poteva essere determinato, non essendo applicabile alla fattispecie le modifiche introdotte dal D.Lgs. 150 del 2022 all’art. 104-bis disp. att. cod. proc. pen., le quali hanno esteso a tutte le ipotesi di confisca le disposizioni in materia di tutela dei terzi recate dagli artt. 52 e ss. del D.Lgs. 159 del 2011.

In sostanza, la questione attiene alla applicabilità alla confisca della disciplina in tema di tutela dei diritti dei terzi recata dal Titolo IV del D.Lgs. 159 del 2011, laddove dette disposizioni prevedono una sorta di subprocedimento diretto a regolare i criteri di parziale inopponibilità della confisca ai creditori in buona fede, a determinare le condizioni di accesso al riconoscimento di detti crediti e i limiti al soddisfacimento degli stessi, a tutelare la par condicio creditorum, al fine di disciplinare le modalità di acquisto al patrimonio dello Stato dei beni confiscati, salvaguardando i creditori di accertata buona fede anteriori al sequestro.

Viene, così, in considerazione l’art. 52 del decreto, ai sensi del quale la confisca non pregiudica i diritti di credito dei terzi che risultano da atti aventi data certa anteriore al sequestro, nonché i diritti reali di garanzia costituiti in epoca anteriore al sequestro, ove ricorrano alcune condizioni, quali: a) il proposto non deve disporre di altri beni sui quali esercitare la garanzia patrimoniale idonea al soddisfacimento del credito, salvo che per i crediti assistiti da cause legittime di prelazione su beni sequestrati; b) il credito non deve essere strumentale all’attività illecita o a quella che ne costituisca il frutto o il reimpiego, sempre che il creditore dimostri la buona fede e l’inconsapevole affidamento; c) nel caso di promessa di pagamento o di ricognizione di debito, deve essere provato il rapporto fondamentale; d) nel caso di titoli di credito, il portatore deve provare il rapporto fondamentale e quello che ne legittima il possesso.

Detta disciplina, in origine circoscritta alla confisca di prevenzione, è stata gradualmente esteso oltre tali ipotesi per effetto di molteplici modifiche apportate all’art. 104-bis dis. att. cod. proc. pen., allo scopo di ampliare la tutela dei terzi creditori; tra le numerose modifiche, l’art. 373 del D.Lgs. 14 del 2019 ha modificato l’art. 104-bis, intervenendo sul comma 1-bis, stabilendo che in caso di sequestro disposto ai sensi dell’art. 321, comma 2, c.p.p., ai fini della tutela dei terzi e nei rapporti con la procedura di liquidazione giudiziaria si applicano le disposizioni del Titolo IV del Libro I del D.Lgs. 159 del 2011.

Al tempo stesso, ai casi di sequestro e confisca in casi particolari, previsti dall’art. 240-bis c.p., o dalle altre disposizioni di legge cui detto articolo rinvii, nonché agli altri casi di sequestro e confisca di beni adottati nei procedimenti relativi ai delitti di cui all’art. 51, comma 3-bis, si applicano le disposizioni del Titolo IV del Libro I del decreto del 2011.

L’art. 41, comma 1, lett. l), n. 2 D.Lgs. n. 150 del 2022 (riforma Cartabia) ha nuovamente modificato il comma 1-bis dell’art. 104-bis, estendendo, a far data dal 30 dicembre 2022, le previsioni ivi contenute, oltre che ai casi di sequestro disposto ai sensi dell’art. 321, comma 2, c.p.p., anche ai casi di confisca, in tal modo estendendo il regime di tutela dei terzi a tutte le ipotesi di confisca.

La Corte di Cassazione, nel caso in esame, ha evidenziato come l’incidente di esecuzione promosso dalla società avesse riguardo a beni immobili oggetto della confisca disposta con sentenza di patteggiamento, in relazione a plurimi reati di truffa aggravata ex art. 240-bis c.p., il quale prevede l’applicazione di tale misura di sicurezza, tra gli atri, nei casi di condanna o di sentenza di patteggiamento per il suddetto reato.

Già per effetto delle modifiche introdotte con il D.Lgs. 14 del 2019 al comma 1-bis dell’art. 104-bis disp. att. cod. proc. pen., a decorrete dal 1 settembre 2021 era stata estesa alla confisca allargata la disciplina a tutela dei terzi creditori, quindi detta previsione era già in vigore alla data della pronuncia della sentenza che aveva disposto la confisca e, a maggior ragione, al momento in cui era stato instaurato l’incidente di esecuzione, con la conseguenza che dovevano trovare applicazione le disposizioni del codice antimafia e il procedimento di verifica dei crediti ivi contemplato, sicché il giudice dell’esecuzione non poteva esimersi dal compiere la verifica dei crediti vantati dai terzi.